MESSAGGIO DI STEFANO VERSARI, DIRETTORE DELL'USR EMILIA-ROMAGNA

#lascuolacambiailmondo
Messaggio in occasione dell’inizio anno scolastico 2023/2024

“Questa era la scuola più bella del mondo, che è stata la mia”
(Zaporizhia, soldato ucraino. La Repubblica, 2 settembre 2023)


“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”
(Malala, Premio Nobel per la Pace, discorso all’ONU, 2013)

Nel corso del mese di agosto alcuni studenti mi hanno chiesto, a bruciapelo, “ma qual è il senso di andare a scuola?”.
Si potrebbero riempire biblioteche intere con i testi di quanti, nella storia dell’umanità, hanno tentato di spiegare “perché” fare scuola. Ardua una risposta “secca”, al pari della domanda. Alcune delle infinite possibili: si fa scuola … per apprendere quanto occorre per il futuro lavorativo e per la vita… per imparare a socializzare e a conoscere il mondo… per acquisire una educazione critica… per essere introdotti alla realtà… per divenire più e meglio persona… per imparare a dar forma alla realtà dell’esperienza (da Aristotele) … per il bene degli studenti (“faccio scuola perché voglio bene a questi ragazzi”, don Lorenzo Milani) … oppure … Ma come rispondono gli studenti?
“Bulletin scolaire. mathematique, sciences physiques, …”. È la pagella scolastica, scritta in arabo e francese, di un ragazzino di 14 anni del Mali, morto in mare il 18 aprile 2015. Era stata cucita nell’interno del giubbotto, perché non si perdesse. In un altro naufragio un ragazzo, proveniente dal Ghana, aveva con sé una tessera della biblioteca. In un altro ancora, una ragazza portava le carte di una borsa di studio universitaria. Si tratta di documenti presi con sé per attestare gli studi svolti o la conoscenza della lingua? Per essere accolti in nuove scuole o Università? Non lo sapremo mai. Ma quel che conta è che questi giovani dicono a noi, silenziosamente, cosa fosse per loro più importante tenere con sé al momento di abbandonare casa e affetti: le tracce dei propri “legami” con la scuola.
“La mia scuola è quella a cui appartengo, è una seconda casa per noi studenti perché possiamo sentirci a nostro agio. Inoltre, qui possiamo conoscere la cultura e la scienza. (…) Da quando ho iniziato a studiare a scuola conosco di più il mondo e incontro nuove persone”, scrive una studentessa della scuola di Khan Al Ahmar (Palestina), frequentata da giovani di comunità beduine. “Appartenere alla scuola” significa (nonostante gli inevitabili limiti), sentire la scuola come parte di sé. Luogo di crescita personale e altrui.
La scuola è talmente importante da giustificare, talora, di rischiare la vita per frequentarla. Malala Yousafzai, nata nel 1997, ha vinto il Premio Nobel per la pace, nel 2014. Quando aveva 10 anni, il distretto di Swat in Pakistan in cui viveva, è stato sconvolto dal terrorismo. Più di 400 scuole sono state distrutte. Hanno impedito alle ragazze di frequentarle, molte di loro sono state frustate. Innocenti uccisi. L’istruzione è divenuta un crimine.
“… E quando il mondo cambia improvvisamente, anche le tue priorità cambiano. Avevo
Via de’ Castagnoli, 1 – 40126 – BOLOGNA - Tel: 051/37851
e-mail: direzione-emiliaromagna@istruzione.it pec: drer@postacert.istruzione.it Sito web: http://istruzioneer.gov.it/
due possibilità: una era quella di rimanere zitta e aspettare di essere uccisa. La seconda possibilità era parlare, alzarmi in piedi, e poi essere uccisa. Ho scelto la seconda. Ho deciso di alzarmi…”.
A 13 anni, Malala ha aperto un blog, Diary of a Pakistani SchoolgirlDiary of a Pakistani Schoolgirl, per testimoniare le difficoltà quotidiane di andare a scuola sotto il controllo crescente dei Talebani. Ne è seguito un attentato, il 9 ottobre 2012, alla vita di lei e altre sue compagne. Colpita da distanza ravvicinata alla fronte, è sopravvissuta ed ha continuato a testimoniare l’importanza della scuola. Ad Oslo nel 2014, ritirando il premio Nobel per la Pace, Malala ha affermato:
“l’Istruzione è una delle benedizioni della vita, ed una sua necessità… Avevamo sete di educazione: il nostro futuro era proprio lì, in quella classe. Stavamo seduti a leggere e ad imparare insieme… ci sedevamo lì, con i grandi sogni nei nostri occhi. Volevamo rendere orgogliosi i nostri genitori e provare che potevamo eccellere nei nostri studi e raggiungere cose che alcune persone pensano possono fare solo i ragazzi”.
Per le stesse ragioni indicate da Malala, il giudice Antonino Caponnetto, ha più volte ricordato che la malavita organizzata “teme di più la scuola che i giudici, perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. Anche questo il valore della scuola nelle zone di degrado, a Caivano e ovunque.
In Ucraina, un milione circa di studenti non può andare in classe perché distrutte oppure perché troppo pericoloso per i bombardamenti. A Zaporizhia una preside ricorda che l’inizio dell’anno scolastico «una volta era una festa. Per tradizione i bambini portano un mazzo di fiori all’insegnante, ed essendoci qui circa 400 iscritti, tra elementari e medie, erano 400 mazzi di fiori». Ora non è più una festa. Nella distruzione generale un giovane militare, ex studente della scuola, ha ricordato: “questa era la scuola più bella del mondo, che è stata la mia». Nelle parole del soldato la stessa immedesimazione della studentessa di origini beduine.
Pakistan, Afganistan, Nigeria, Ucraina, Palestina, Italia, storie e terre assai diverse fra loro. Eppure, una cosa accomuna tutte le scuole del mondo. Lo ha chiarito Malala all’ONU (2013):
“L'istruzione è l'unica soluzione. L'istruzione è la prima cosa.
Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.
L’augurio per il nuovo anno scolastico 2023/2024 è che l’istruzione sia impegno di tutti per cambiare il mondo e che ogni scuola sia per ciascun studente la più bella del mondo.


Stefano Versari
Direttore generale